Intervista a Rudy Zerbi: «Per me Twitter è più bello da leggere che da scrivere»

l famoso conduttore ci racconta del suo rapporto con il social e con i suoi follower. E su chi pensa di diventare famoso qui dice: «Presentiamogli un bravo dottore». Progetti per il futuro? Vorrebbe fare una sit-com col suo amico Gerry Scotti...

È uno dei volti più popolari della tv. E non solo. Chi cinguetta su Twitter conosce bene la sua ironia e la sua spontaneità: un cattivissimo, irresistibile. Stiamo parlando di Rudy Zerbi, popolare conduttore televisivo e radiofonico, oltre che produttore discografico. Molto presente sul social, è di sicuro uno dei pochi personaggi famosi che scherza e interagisce volentieri con i suoi follower. Appena può, infatti, risponde alle mille menzioni che quotidianamente intasano la sua timeline. Umile? Sicuro. Pazzo? Forse. Sicuramente lo è stato ad accettare di rispondere alle nostre domande. Ecco cosa ci ha detto.

 

Rudy raccontaci come è iniziata la tua avventura sul social?
«E’ iniziato tutto con Twitter, l’ho scoperto grazie a Fiorello. Ho trovato immediatamente familiarità con un “formato” che ti porta inevitabilmente alla sintesi».

Il tuo è uno degli account più seguiti su Twitter. Qual è il tuo segreto?
«Credo che chi mi segue capisca che non uso il mio account per autopromozione e che anzi, cerco di dare più spazio agli altri che a me stesso».

«Nella tua bio si legge: «Cattivo come pochi ma irresistibile come pochissimi». Sei più cattivo o irresistibile?
«Sono indubbiamente più irresistibile».

Ogni mattina c’è il tuo appuntamento con il #tritweet , atteso da tantissime persone. Come è nata l’idea?
«
L’idea del tritweet nasce dal fatto che Twitter è più bello da leggere che da scrivere. Mi piace l’idea di raggruppare i tweet per argomento perché voglio sfatare il mito che su questo social manchino le idee, gli spunti».

Atteso nel weekend anche “Zerbinator” programma in onda su radio Deejay. Anche qui coinvolgi molto gli utenti di Twitter. Che rapporto hai con il social e con i tuoi follower?
«Ho un rapporto di affetto sincero, anche con quelli che nemmeno conosco. Mi piace avere spunti e idee dai miei follower, trovo sia davvero bello che un programma radiofonico possa nascere minuto dopo minuto, in modo improvvisato e spontaneo, a seconda delle indicazioni di chi ascolta».

Hai avuto episodi spiacevoli con qualcuno di loro? E viceversa, ci sono stati episodi divertenti e graditi?
«Non ho avuto episodi spiacevoli ma credo sia scontato per chi non va a cercare polemiche per farsi “vedere”. Gli episodi gradevoli sono moltissimi, mi piace in assoluto ringraziare i “donatori” di tweet che sono serviti all’operazione My T-shirt, delle magliette che riportavano dei tweet che mi sono piaciuti e che hanno portato denaro per aiutare l’Ospedale Casilino di Roma».

Come riesci a coniugare i tuoi mille impegni professionali con il tempo trascorso sul social?
«A essere sincero trascorro il tempo che passo sui social in orari che sono fuori dal lavoro, la mattina molto presto e la sera tardi. Durante la giornata sono abbastanza assente».

Domanda “marzulliana”. Molti dei programmi televisivi che fai vengono commentati su Twitter. Ormai, ogni sera, la timeline si riempie con le tweetcronache dei principali show, serie televisive e film. Secondo te è il social che aiuta la tv oppure è la tv a fagocitare il social?
«Secondo me il rapporto è paritario. Di sicuro però, non è detto che un programma che funziona tanto sui social, abbia grandi ascolti o viceversa».

Sei un personaggio noto oltre il social. Molti invece sperano di diventarlo proprio grazie a Twitter, non so pensiamo ad esempio alle cosiddette “twitstar”. Cosa pensi di loro? Se prima c’erano i reality, adesso ci sono i social network per acquisire popolarità?
«Penso che se c’è qualcuno che pensa di diventare “famoso” grazie ai social, bisogna aiutarlo presentandogli un bravo dottore».

Twitter ha subito molti cambiamenti. Quello più temuto da tutti è l’estensione del limite dei 140 caratteri, tratto distintivo dei cinguettii. Cosa cambieresti del social e cosa invece lasceresti così com’è?
«Non sono un conservatore, credo che le innovazioni siano sempre interessanti. La possibilità di fare sondaggi ad esempio, è molto utile. Siamo noi che spesso la sprechiamo con le nostre stupidaggini!! Per quanto riguarda l’estensione dei caratteri, invece, non mi sembra una grande idea, essendo i 140 caratteri la base del social».

Ma arriviamo alle domande serie. Parlaci del tuo parrucchiere. Ormai su Twitter è una leggenda…  
«Purtroppo ha chiuso per troppo guadagno, si sa che quando uno ha la pancia piena perde la voglia».

Hai in programma nuovi progetti di cui vorresti parlarci?
«Mi piacerebbe tanto fare una sit-com con il mio amico Gerry Scotti, un telefilm dove siamo due vicini di casa amici-nemici».

Ultima domanda. C'è un tuo tweet a cui sei particolarmente affezionato?
«I tweet sono come i capelli. Nascono, crescono, cadono e non tornano più. (Cavoli, questo sarebbe un tweet bellissimo! )».