Kobe Bryant, la not ordinary story del campione di basket cresciuto in Italia
Lo sapevamo da tempo eppure è una notizia triste per tutti gli amanti della pallacanestro, Kobe Bryant il 13 aprile giocherà la sua ultima gara da professionista allo Staples Center. Ne aveva dato lui stesso l'annuncio a inizio stagione trasformando così il suo ultimo anno di NBA in un tour d'addio lungo 82 partite e dando modo a tutte le arene che l'hanno amato per la sua classe di poterlo salutare con affetto, nonostante le infinite sfide l'abbiano visto spesso come rivale vincente.
Kobe forse non ha cambiato la storia del basket come hanno fatto Bill Russell, Wilt Chamberlain, Magic & Larry, o Michael Air Jordan, ma di sicuro merita di entrare nella storia di questo sport come uno dei suoi massimi protagonisti per quello che ha fatto sul campo.
Molto amato dal pubblico italiano, la sua è una NotOrdinaryStory: non si è fatto le ossa nel playground ma è cresciuto a Rieti, Pistoia e Reggio Emilia, dove il padre giocava. Qui ha iniziato ad allenarsi con la palla a spicchi grazie agli insegnanti delle elementari e delle medie, proprio come succede a tanti di noi, e alcuni hanno anche avuto la fortuna di giocarci insieme da 13enni. Leggenda vuole che uno di queste insegnanti non lo fece giocare perché "inadatto" a questo sport! Abbaglio che ha preso anche un arbitro ai tempi delle giovanili, parlando di lui con un amico disse: "Il ragazzo ha carattere ma non ha molta tecnica". Anche questa potrebbe essere una leggenda ma di certo aiuta a creare il mito di Kobe che tornato negli USA ha dato spettacolo nei campionati delle high school finendo direttamente in NBA a 18 anni senza mai dover mettere piede in un aula del college o su un parquet della NCAA.
Kobe è rimasto legato all'Italia tanto che in casa, e soprattutto a scuola quando non voleva farsi capire dagli altri, parlava in italiano con sua sorella ma spesso anche nella NBA stessa quando arrivava qualche giocatore dal campionato italiano lo aiutava a inserirsi se era un suo compagno o sfogava il trash talking nostrano se era avversario.
Ultimo appunto sempre legato all'italia e nella fattispecie allo stile e alla moda: il dress code NBA prevede un determinato abbigliamento e Kobe si distingue sempre per la sua eleganza al contrario degli altri giocatori che hanno un modo di vestirsi a dir poco stravagante e Not Ordinary.
Beh che dire, grazie Kobe.